Benetton e’ stato diffamato

Lo ribadisce il contenuto della motivazione della sentenza del Tribunale di Milano contro il Corriere della Sera

Ponzano, 22 maggio 2003 – Sul quotidiano “Corriere della Sera” del 21 maggio 2003 è stato pubblicato a pag. 16 un articolo dal titolo “Nelle fabbriche turche c’erano baby-lavoratori”, che rappresenta in modo parziale e distorto il contenuto della motivazione della sentenza pronunciata il 16 aprile 2003 dal Tribunale di Milano – sezione VIII penale con la quale il giornalista del Corriere della Sera Riccardo Orizio e il direttore della testata Ferruccio de Bortoli sono stati condannati per il reato di diffamazione ai danni di Benetton Group.

In particolare – contrariamente a quanto sembrerebbe emergere dall’articolo in oggetto – la sentenza del Tribunale di Milano costituisce un pieno accertamento della portata gravemente diffamatoria nei confronti di Benetton dell’inchiesta giornalistica pubblicata da Orizio sul Corriere della Sera e delle successive interviste dallo stesso rilasciate.

Come si legge nella motivazione della sentenza, infatti, Orizio – venendo meno ai suoi doveri di giornalista – ha falsamente rappresentato il Gruppo Benetton “come una organizzazione cinicamente disposta a realizzare ricavi sulla pelle di minori sottopagati e sfruttati e a produrre capi di vestiario con marchi falsificati”, avendo indotto “nel lettore un’idea del tutto falsa del sistema di produzione del marchio italiano, facendo credere che i capi in commercio in Italia, quegli stessi capi che sono acquistabili nelle vie di una qualsiasi città italiana, siano frutto dello sfruttamento illegale del lavoro minorile”.

Al contrario il Tribunale di Milano ha accertato che:

-  non vi era alcuna consapevolezza da parte di Benetton in ordine al fenomeno denunciato da Orizio;

-  non vi è mai stato alcun concorso da parte della Benetton in tale denunciato sfruttamento;

-  non vi è mai stato l’uso di lavoro minorile per il confezionamento di capi sotto il diretto controllo del gruppo Benetton né una politica da parte di Benetton di utilizzo del lavoro decentrato in Turchia per la produzione di capi di vestiario a basso costo di produzione.

Sono queste le ragioni per le quali il giornalista Orizio e il direttore de Bortoli sono stati condannati per diffamazione ai danni di Benetton Group per tutti i capi di imputazione che erano stati agli stessi contestati, con pieno riconoscimento delle ragioni che avevano indotto il gruppo Benetton a proporre querele nei loro confronti.

 

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