La ricerca della felicità

Il nuovo approfondimento di BenettonTalk, in 9 lingue, è dedicato alla condizione umana di completo appagamento

 

Ponzano, 14 marzo 2007. Si dice che possediamo soltanto la felicità che siamo in grado di comprendere. Per questo BenettonTalk dedica alla Felicità il nuovo approfondimento (tre sezioni più una speciale che raccoglie i commenti del pubblico) declinato in nove lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo, russo, cinese, giapponese), che spazia dalla felicità come oggetto di studio definito da innovative discipline economiche alla classifica dei Paesi più felici, dal concetto di felicità collettiva agli indici che provano a misurarla con criteri oggettivi. Secondo alcuni economisti, ad esempio, può essere addirittura un modo, alternativo al Pil, per valutare la vera ricchezza di una nazione.

La prima sezione, La scienza del sorriso, analizza la dimensione della felicità: un valore unico ma diverso per ciascuno di noi. Se per secoli la ricerca della felicità è stata soprattutto oggetto di dibattito filosofico, fino a diventare un diritto universale con la Costituzione americana, oggi anche la scienza, la politica e l’economia si interrogano sulla sua natura. L’economista Lord Richard Layard, in particolare, sostiene che nella misurazione della felicità solo il 15 per cento deriva da fattori economici. Per la parte rimanente entrano in gioco fattori non quantitativi come la sicurezza, la stabilità, la piena occupazione, un servizio sanitario efficiente, sereni rapporti personali.

In Beni (e mali) relazionali, la seconda sezione, si prova a rispondere senza moralismi a una domanda millenaria: i soldi comprano davvero la felicità? Perché se è vero che una società che moltiplichi all’infinito i suoi desideri diventa una società inappagata, è pur vero che soltanto alcuni beni aumentano più li si utilizza: i beni relazionali che nascono dai rapporti interpersonali, dalla partecipazione. Un tentativo di spiegazione di questo paradosso lo propone Robert H. Frank con la teoria del consumo relativo: solo quando il nostro consumo aumenta più di quello degli altri con cui ci confrontiamo, aumenta la nostra felicità. Possedere un’utilitaria tra una popolazione di pedoni, ad esempio, procura un elevato livello di benessere. Ma guidare la stessa auto quando tutti sono al volante di fuoriserie può produrre un’insoddisfazione profonda.

La sezione Geografia della felicità esplora il globo con un nuovo criterio: dove sta la felicità? I primi ad avventurarsi nell’esplorazione della felicità sono stati i ricercatori del World Value Survey che nel 2003 pubblicarono i risultati di una ricerca: nella top 10 dei Paesi più felici compare al primo posto la Nigeria, e solo scendendo al sesto si trova la prima nazione sviluppata, l’Islanda. Gli studiosi della New Economics Foundation hanno lanciato nell’estate 2006 l’Happy Planet Index, i cui criteri di valutazioneincrociano la durata di vita con il livello di soddisfazione del tenore di vita e con parametri ecologici. Ne risulta che la nazione più felice del mondo è l'isola Vanuatu, situata nell'Oceano Pacifico, con una superficie complessiva pari a soli 14mila chilometri.

Come sempre BenettonTalk invita i suoi visitatori a partecipare al dialogo e alla discussione. Una sezione apposita, Consigli per essere felici, attende commenti, pareri, foto e ricette personali per raggiungere la felicità. Lavoro o salute, figli o realizzazione personale, famiglia o politica? Gli amici, la natura, la ragione, la religione: cosa serve veramente per essere felici? Una bacheca virtuale per scrivere la propria opinione e leggere le proposte degli altri.

Su BenettonTalk l’approfondimento della felicità segue altri argomenti  molto dibattuti: la devoluzione delle terre ai popoli indigeni, le lingue in via di estinzione, la difesa della libertà d’espressione (in collaborazione con il Pen American Center), la patata e la biodiversità, le banche del tempo. Il prossimo appuntamento sarà con il tema Altruismo e Cooperazione.

 

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