Colors 58: Studi Fotografici

Sposarsi, partecipare ad una festa che costa 25.000 Dollari, fare il servizio militare, essere incinta, impersonare un personaggio del teatro cinese o sedersi sotto le luci di un famoso fotografo hollywoodiano: queste sono alcune delle ragioni che spingono le persone ad entrare in uno studio fotografico. COLORS 58 ti porta dentro questi studi, per celebrare il duro lavoro degli sconosciuti fotografi che ci lavorano e mettere in vetrina i soggetti delle loro foto.

Ritratti, storie curiose e consigli per entrare nel business. Primo: un fotografo ha bisogno di uno studio. Rashid Sheikh e i suoi figli Arif e Ashgar c’insegnano come cominciare. In India con 22.000 rupie potete costruire il vostro studio fotografico itinerante. Avrete bisogno di 10 supporti di legno verticali, 50 bastoni di bambù, parecchi metri di stoffa con cui avvolgere la struttura, 3 pannelli decorativi, 24 lampadine, 3 tavoli con sopra una lastra di vetro per esibire le foto e un’insegna pubblicitaria. Per assicurare il successo è meglio investire nell’acquisto di sette fondali dipinti a mano, di sei sagome a grandezza naturale e nove busti di star di Bollywood, di una motocicletta e di un personaggio Disney che i bambini possono cavalcare.

Un fotografo deve sapere interagire con i clienti. Natasha, una fotografa ucraina che lavorava in uno studio a Plovdiv in Bulgaria, ci insegna come comportarci. Basta portare, come faceva lei, un reggiseno tipo quelli usati da Madonna, fatti su misura, a punta. Per fare assumere al cliente la posa che voleva, Natasha lo faceva sedere sullo sgabello, poi gli si avvicinava e gli infilava le ginocchia tra le sue gambe, schiacciandogli la testa tra le tette. Così lui era costretto a rimanere immobile ed ubbidire.

Un fotografo deve essere disposto a modificare la realtà. Dumile Mbebe ha uno studio a Nyanga East, una baraccopoli vicino Città del Capo, in Sud Africa. Dumile è sopratutto una valvola di sfogo per i suoi clienti bisognosi di fuggire dalla violenta e povera vita quotidiana. “Tre persone sono venute con una pistola. Ho dato loro tutti i soldi e così se ne sono andati. Da allora anch’io ho una pistola”, ci ha detto Dumile. La vita può essere molto dura fuori dallo studio ma dentro, con alcuni alberi, un lago e una sedia rossa malandata, c’è subito un senso di ordine, una realtà fittizia, la vita è come dovrebbe essere.

Un fotografo deve sapere soddisfare i bisogni dei suoi clienti. Francisco Vazquez, detto Jymmy, da quando ha aperto uno studio a L’Hospitalet, un quartiere di Barcellona, ha fatto oltre 90 sessioni fotografiche con donne incinte. Una volta, una di queste è arrivata nel suo studio in preda alle contrazioni da travaglio, mentre andava all’ospedale. “Non faccio nudi”, ci ha assicurato Jymmy, “Come minimo la faccio coprire con le mani o con un pezzo di nastro o di stoffa. E’ come la differenza che passa tra un film erotico e uno pornografico. Con i film porno dopo un po’ ti annoi, ma un film erotico lo puoi guardare per ore.”

Il lavoro per altri fotografi invece è in pericolo e devono resistere a fatica. Artin Safarian ha 78 anni e ha uno studio nel centro del Cairo, in Egitto. Nonostante l’arrivo del ritocco digitale, lui continua a colorare le foto a mano con matite e colori, una tecnica che ha imparato fotografando le truppe inglesi negli anni 40. “Gli studi fotografici sono destinati a morire” ci ha detto. “I computer sono il futuro. Questo non va bene. I computer sbagliano perché non sono artisti”. Ma lui andrà avanti finché ne avrà la forza. “La persone vogliono un ritratto per apparire belli. Tutti noi vogliamo essere protetti, essere preservati”.

COLORS 58: Studi Fotografici sarà disponibile nelle edicole di tutto il mondo dal 27 settembre 2003

 

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