Vision of Hope

A New York in occasione del primo anniversario dell’11 settembre una mostra ideata da Colors Magazine - Fabrica sul tema della speranza

Ponzano, 4 settembre 2002. Si può dare un volto alla speranza? Per Zeus Saceda Arnáiz, 12 anni, venditore di fiori spagnolo, la speranza è “una vita tranquilla, e che la gente sia buona e non getti la spazzatura in strada”. Per Zulfah Otto Sallies, 39 anni, regista sudafricana, speranza è “capire la complessità del genere umano ”. E Huber Theodor Oremus, 84 anni, prete cattolico olandese, spera un giorno di visitare la Cina “sin da quando avevo quattro anni avrei voluto andare in Cina, ma io e Dio non ci siamo messi d’accordo su dove dovessi stare sulla terra”. United Colors of Benetton ha chiesto a bambini, donne e uomini di tutto il mondo quale fosse la loro idea di speranza e li ha fotografati mentre a occhi chiusi immaginano il futuro.

Da queste immagini, in collaborazione con The New Yorker, è nata la mostra Visions of Hope: un progetto di 28 ritratti allestito, in occasione del primo anniversario dell’attacco al World Trade Center, a New York dal 9 al 21 settembre 2002 presso l’Istituto Italiano di Cultura (686 Park Avenue) e che viene presentato oggi nella lobby del Condé Nast Building a Times Square. Una selezione delle immagini della mostra verrà pubblicata sul numero del New Yorker dedicato all’11 Settembre.

Il concept della mostra, ideata da Colors Magazine e Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione della Benetton, è incentrato su un’idea di grande semplicità e  di forte impatto visivo. Come sottolinea il testo di presentazione, “l'11 settembre 2001 ha aperto i nostri occhi. Abbiamo visto ciò che avremmo preferito non vedere e ciò che non abbiamo mai voluto vedere. Ora, un anno dopo, possiamo chiudere gli occhi e immaginare il futuro, sapendo che qualcosa di incancellabile è rimasto impresso nel nostro sguardo".

Ciascuna a suo modo, tutte le persone ritratte comunicano, attraverso il proprio volto e con una breve didascalia, il desiderio di un mondo diverso, un’idea di speranza, un sogno. Perché oggi più che mai, ricordando Aristotele, “la speranza è un sogno fatto da svegli”.

 

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