Il quotidiano Corriere della Sera rinviato a giudizio sul “caso” del lavoro minorile in Turchia

Ponzano, 12 aprile 1999. A seguito della querela presentata dal Gruppo Benetton, la Procura della Repubblica di Milano ha richiesto il rinvio a giudizio del giornalista Riccardo Orizio e del direttore del quotidiano Corriere della Sera per diffamazione pluriaggravata ai danni della Benetton.

A Orizio e al Corriere della Sera è contestato che, sulla base di dati risultati inesatti (espressi negli articoli dello scorso ottobre), è stata indebitamente attribuita al Gruppo Benetton la responsabilità di un vasto fenomeno di sfruttamento del lavoro minorile in Turchia, che si sarebbe impiegato con il bieco fine speculativo di produrre a basso costo di manodopera, capi di abbigliamento destinati alla commercializzazione nei mercati occidentali.

In tutte queste affermazioni non c’è nulla di vero. Colpisce anzitutto che i dati sui ragazzi turchi, che Orizio citava nei suoi articoli, sono risultati ampiamente non esatti. In secondo luogo Benetton non ha alcun diretto rapporto con la fabbrica presa di mira da Orizio, la Bermuda di Istanbul, e su di essa non ha alcun potere di controllo. In terzo luogo il licenziatario per il marchio Benetton in Turchia produce esclusivamente per il mercato interno: ciò vuol dire che è vero l’esatto contrario di quello che sorprendentemente ha affermato Orizio. Infatti la verità è che proprio il fatto di produrre in Turchia beni ad essi destinati significa non sfruttare, ma al contrario valorizzare questo mercato.

Ma ciò di cui ci si deve soprattutto lamentare è che Orizio, coinvolgendo tanto pesantemente quanto strumentalmente e ingiustamente il nome di Benetton, ha dato grande risalto anche internazionale a un servizio giornalistico che altrimenti sarebbe passato sotto silenzio, ferma restando l’estrema gravità del problema del lavoro minorile verso il quale la Benetton si è sempre dimostrata sensibile. Il metodo, i mezzi e gli obiettivi reali di questa iniziativa dovranno, assieme a tutti gli aspetti della vicenda, essere compiutamente chiariti davanti all’Autorità giudiziaria.

 

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